Parole difficili - talismano e amuleto
Ciao pirata,
La parola di oggi viene suggerita da Donatella che, dopo aver letto la burrasca su grimorio, ha avuto voglia di continuare sul filone stregonesco, cosa che non posso che assecondare.
Più che un filone stregonesco, si tratta di un filone magico, e religioso/culturale, perché gli oggetti di cui parliamo oggi non sono proprio tipici delle streghe.
Ormai più di un anno fa ho scritto una puntata sulla parola apotropaico, un termine che descrive qualcosa che scaccia da noi la sfortuna, il malocchio, o un’influenza maligna.
Come, per esempio, un amuleto o un talismano.
Ma è davvero così?1
In realtà solo uno di questi due oggetti è davvero apotropaico; l’altro, invece che scacciare il male, può fare anche molte altre cose interessanti.
La cosa si rende abbastanza evidente nella storia e nell’etimologia delle due parole. Solo abbastanza, però: anche se oggi le due parole dovrebbero essere distinte, la loro origine rimanda più a un vago significato di “oggetto magico e religioso”.
Ma andiamo con ordine.
Dei due, la parola più “antica”2 nella nostra cultura è amuleto. Non siamo sicurissimi della sua etimologia: potrebbe derivare dal latino a-molior (tenere lontano); già al tempo di Plinio il Vecchio esisteva la parola amuletum con esattamente il significato di “oggetto da indossare per scacciare un incantesimo o una malattia”.
Non c’è consenso su quale sia il primo amuleto della storia, e neanche su quale sia il primo ad aver avuto questo nome. Oggetti con funzione di amuleto - cioè apotropaica - si ritrovano in tutte le culture e nel corso del tempo: a volte indossati e a volte tenuti in casa, a volte associati figure religiose, a volte contenenti materiali - come erbe o minerali - con proprietà magiche o realmente farmacologiche.
Ancora oggigiorno oggetti di tutti i tipi in moltissime culture sono usati come amuleti: cornetti e figurine dei santi, monete d’argento, statuette di scarabei, collane con il Nazar, zampe di coniglio, e così via. Possono avere attributi di amuleto perché intercedono con la divinità o con figure religiose, oppure essere portafortuna per una tradizione non più praticata, o ancora far parte di un sistema culturale “magico” in cui a una religione più diffusa - per esempio abramitica - viene abbinata una costruzione di credenze attorno alle forze benigne e maligne del mondo e a come attirarle o scacciarle.
I talismani invece hanno una storia leggermente diversa: la parola talismano nel nostro vocabolario nasce attorno al 1600 d.C. e la deriviamo dal persiano tilisman, simile all’arabo tilsam (طِلَسْم,), con lo stesso significato, che a sua volta condivide la radice indoeuropea del greco telesma (τέλεσμα), che significa “completamento, fine”. In questo caso, “completamento di un rito”.
Probabilmente, data l’etimologia - che prima di essere araba è persiana - l’origine dei talismani si può attribuire ai Caldei, una popolazione di origine semitica della Bassa Mesopotamia. Si distinsero dalle altre popolazioni della zona per aver creato dei veri e propri stati con una forte organizzazione politica, l’unica della Mesopotamia a riuscire a opporsi alla conquista assira e a dar vita, in tutta la Babilonia, a una dinastia caldea che regnò per più di un secolo prima dell’assoggettamento all’impero persiano.
Proprio questa storia però fa arrivare la parola “talismano” a noi, perché i caldei nell’impero persiano rimasero l’etnia dominante della zona babilonese, e il mondo greco, quando scoprì la scienza e la magia tardobabilonese, la chiamò “caldea”: talismani compresi.
A differenza dell’amuleto, un talismano è un oggetto qualsiasi - quindi non un oggetto speciale che ha potere per sua natura/tradizione/vicinanza con la divinità - che viene infuso di un potere specifico con un rito o un incantesimo.
Questo potere specifico viene deciso proprio tramite il rito: mentre un amuleto tendenzialmente scaccia il male (e rarissimamente attira il bene), un talismano può fare tutte le cose che l’incantesimo gli concede: far innamorare qualcuno, ottenere dei soldi, vincere una partita, e sì, anche proteggere dal male. Per questo probabilmente amuleti e talismani vengono confusi, perché la versatilità di quest’ultimo può trarre in inganno.
Ricapitolando: vi serve scacciare il malocchio? Prendetevi un amuleto. Volete far innamorare qualcuno? Vi serve un talismano (ma anche un caldeo che lo sappia incantare per bene).
Chiaramente stiamo parlando di etimologia, non del fatto che amuleti e talismani posseggano davvero delle proprietà magiche benefiche o malefiche che siano. Quello sinceramente sta a voi valutarlo, io faccio la strega per i fatti miei.
Perlomeno nel nostro vocabolario con questo significato: chiaramente le parole e i concetti da cui derivano sono entrambi antichissimi.