La parola di oggi, caro pirata, si inserisce nel filone delle parole difficili legate alla grammatica e alla sintassi. Nelle puntate precedenti abbiamo parlato, tra le altre cose, di solecismi, e di sillessi, e settimana scorsa, mentre parlavamo di persone che parlano papale papale, vi ho anticipato di cosa avremmo parlato oggi.
Ovverosia di anacoluti.
La mia prof di greco del ginnasio amava molto la parola anacoluto. Gliela sentivamo usare quando scrivevamo delle porcherie che non avevano né capo né coda, quando le nostre frasi erano incomprensibili da quanto erano scritte male, quando non concordavamo il pronome relativo e così via.
No, anacoluto non è un insulto.
Un anacoluto è una costruzione della frase in cui non si osserva la sintassi normale; più nello specifico, è una frase, composta da più periodi, in cui un periodo resta incompiuto e sospeso nel vuoto - senza verbo, senza oggetto, senza la concordanza di un pronome - mentre gli altri periodi sono completi e ci consegnano il senso logico della frase intera, pur non completando il periodo precedente.
Deriva dalla parola anakòlouthon (ἀνακόλουϑον), a sua volta composta da due altri termini: an- (ἀν-) e akòlouthos (ἀκόλουϑος).
An- è una particella che sostanzialmente invalida le parole che precede. A volte è semplicemente una a- e viene chiamata alfa privativo, o a privativa in italiano; ne abbiamo esempi in parole come partitico/apartitico oppure morale/amorale.
Akòlouthos invece significa “seguace”, e passa direttamente in italiano come accolito, e a sua volta deriva dal termine keleythos (κελευθος) che indicava un viaggio, spesso più specificatamente una spedizione militare, ma passato poi a indicare genericamente il concetto di via, sentiero, strada da prendere.
Quindi: un akòlouthos è una persona che ci accompagna su una strada, qualcuno che cammina con noi, che ci segue. Di contro, un an- akòlouthos è qualcuno che non cammina con noi, che cambia direzione rispetto alla nostra.
L’idea è quindi che la costruzione di una frase sia come un viaggio di gruppo: per raggiungere tutti assieme la meta, ovvero il senso logico e comprensibile della frase, bisogna seguirsi l’un l’altro e andare in una stessa direzione. Un anacoluto è invece il vostro amico che si intestardisce sostenendo di avere una scorciatoia e la prende da solo, in barba a quello che state dicendo voi. Forse arriverà a destinazione, forse no, ma se ci arriva, ci arriva sicuramente in un modo diverso dal vostro.
Questo è un punto importante: il vostro amico che prende la scorciatoia potrebbe anche arrivare a destinazione tanto quanto voi. Questo perché un anacoluto può essere sia un errore di sintassi talmente grave che la frase risulta completamente incomprensibile, oppure un errore studiato a regola d’arte che rende la frase interessante e dinamica, mantenendola comprensibile, pur non essendo tecnicamente corretto.
Qualche esempio di anacoluto?
"si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, all'Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, <p style="color:salmon;"> che avevano sempre avuto delle barche sull'acqua</p>".
Un religioso
che, senza farvi torto, <p style="color:salmon;"> val più
un pelo
della sua barba che tutta la vostra </p>.
L’anacoluto viene soprattutto usato per caratterizzare il parlato e distinguerlo dal resto della prosa; a volte per caratterizzare l’idioletto* di un personaggio più sgrammaticato rispetto agli altri; altre volte ancora per creare un’atmosfera e calare l’intero romanzo in un luogo, una comunità, o anche un filone narrativo.
L’illustrazione di oggi riprende il tema illustrativo abbastanza classico - potremmo anche dire “visto e rivisto”- dell’elemento diverso, differenziante, in una griglia monotona. Qui però questo tema si applica in un modo leggermente diverso: un discorso, una conversazione, fatta di tante frasi che ordinatamente si seguono l’un l’altra, una staffetta in cui ogni partecipante consegna il testimone - il senso logico, la comprensibilità - alla successiva, finché una di loro non prende la frase e comincia, inspiegabilmente, a correre in un’altra direzione. Tuttavia, non è un sabotaggio: la conversazione va avanti, la staffetta riprende nella direzione che si era scelta all’inizio e si taglia il traguardo di una comunicazione giunta a destinazione. Quello che la nostra corridora ha creato non ci ha impedito di capire quale fosse l’intento della frase: ha creato però una differenza, una nota di un colore diverso.
*oggi non vi do tregua.
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