Ciao pirata!
La parola di oggi è un ottimo aggettivo per parlare dei bottini che abbiamo accumulato nel corso dei nostri anni di saccheggi e razzie.
Ieri sera, poi, ho guardato Il pianeta del tesoro1, che è il mio film Disney preferito, grande contribuente del mio vivo interesse per i pirati e in cui riesce a fare pure capolino Max Pezzali, che, a suo modo, è un po’ un tesoro della provincia di Pavia da cui vengo io.
Non preoccupatevi, non dovete aver per forza visto Il pianeta del tesoro2 per apprezzare questa burrasca, ma mi sento comunque in dovere di dirvelo: guardatelo, e, se avete figli piccoli - anche medio-piccoli, eh, io l’ho visto per la prima volta a 8/9 anni ma l’ho riguardato a ripetizione a 11, 12, 13… - fatelo vedere anche a loro. È bellissimo.
Senza spoiler, Il pianeta de tesoro è una rivisitazione steampunk dell’Isola del tesoro di Stevenson, uno dei miei libri preferiti di quando ero piccola - lo so, weird, però è vero che mi sono sempre piaciuti un sacco i pirati - che narra la ricerca del leggendario bottino dell’ormai defunto Capitano Flint, pirata dei Caraibi3 vissuto nella prima metà del Settecento.
Il bottino del Capitano Flint è costituito dal saccheggio di una vita intera: è un tesoro enorme, ricchissimo, sconfinato, ma che Flint lasciò intonso dopo la sua morte, sepolto in un’isola perché nessuno lo trovasse, senza mai utilizzarlo.
Insomma, il Capitano Flint non si è mai concesso di essere…sibaritico.
La parola di oggi non può essere applicata a personaggi come il Capitano Flint, o Paperon de Paperoni o Ebenizer Scrooge4. Una persona sibaritica, o anche semplicemente un sibarita, è una persona esageratamente raffinata, molle e lasciva.
Per circoscrivere bene il significato di sibaritico dobbiamo immaginarci in un contesto un po’ stoico nel quale vivere nel lusso e concedersi tutti i piaceri della vita sia considerato scorretto e immorale. L’aggettivo sibaritico e il sostantivo sibarita vengono, per antonomasia, dalla città di Sibari, (Σύβαρις), colonia greca dell’VII sec. a. C., oggi frazione del comune di Cassano all'Ionio in Calabria. Gli abitanti della colonia Sibari erano stereotipati come delle persone dedite al lusso, alla raffinatezza e alla lussuria, e questa fama è arrivata fino a noi nella forma dell’aggettivo sibaritico.
In antichità Sibari fu una colonia ricchissima: il terreno fertile della zona permetteva la coltura di frutta, frumento e olive da cui si ricavava l’olio. Questo le permise di crescere anche a livello commerciale e culturale, diventando presto un importante crocevia di ricchezze e abbondanza. È difficile capire esattamente da dove sia venuta la fama di mollezza e lascivia de sibariti, perché tutte le fonti storiografiche su di loro spargono questa fama, mescolando mito, stereotipo e realtà. Sicuramente grazie al commercio fiorente, i sibariti erano in rapporti stretti con Etruschi e Ioni, popolazioni che, nei racconti romani, erano dediti al lusso e al piacere - in contrapposizione alla morigeratezza e allo stoicismo che i romani attribuivano a se stessi. Contemporaneamente, Sibari era una colonia greca, quindi, a prescindere da tutto, per i romani era un luogo di stranieri.
Forse Sibari era diventata, per origine e per commercio, un luogo dai costumi misti, multiculturale, la cui potenza e ricchezza minacciavano le colonie attorno; un luogo che i romani sentivano di dover dipingere come dissoluto e pericoloso per poterlo sconfiggere.
A sconfiggere la colonia però, dopo due secoli di ricchezza e prosperità, non furono gli storiografi ma una serie di guerre che la stremarono e, quando anche il territorio lì attorno divenne paludoso, perse anche definitivamente la sua ricchezza più importante, venendo abbandonata dai suoi abitanti. Tuttavia, la sua fama ci lascia questa parola nel dizionario per parlare di una persona dai costumi un po’ troppo raffinati.
E con questa burrasca sento di aver assolto i miei compiti settimanali: 1) consigliarvi film per bambini, 2) insegnarvi parole per insultare i nemici.
A settimana prossima!
Cominciate a percepire un tema? Forse scelgo le parole perché ho visto un film per bambini?
Il pianeta del tesoro non è il vero argomento di questa burrasca, e, anche se spesso la burrasca parte per delle lunghe tangenti, sento che questa è una tangente un po’ troppo lunga per far parte del discorso sulla parola del giorno quindi la piazzo qui. Quando Il pianeta del tesoro è uscito nel 2002 è stato uno dei peggiori flop della storia dei lungometraggi animati Disney. I suoi autori (gli stessi che hanno scritto Basil l’Investigatopo, La Sirenetta, Aladdin ed Hercules) passarono 17 anni a proporre l’idea di fare un’“Isola del tesoro nello spazio”, senza mai ricevere il via libera. Quando lo ottennero (dopo aver minacciato di andarsene) lo studio non era comunque entusiasta del progetto, che venne pubblicizzato poco e male e, per sua sfortuna, uscì nelle sale nello stesso momento di Harry Potter e la Camera dei Segreti. La visione dei due autori però non rimase completamente incompresa e, come tanti flop al box office, il film acquistò un seguito corposo più avanti, con il rilascio di un DVD (che io avevo!) che, di nuovo, non fece grandissime vendite ma risvegliò una certa nostalgia attorno a questo lungometraggio che era sì Disney, ma era anche così diverso dagli altri lungometraggi Disney a cui eravamo abituati.
Fun fact ulteriore: l’idea di fare un Isola del Tesoro nello spazio non è però di questi due autori Disney: l’ispirazione viene anche da una miniserie di fantascienza per la televisione uscita nel 1987 per la RAI. Sì, la nostra RAI.
Qui ve lo dico: qualsiasi, e dico qualsiasi cosa sia mai stata scritta, girata, interpretata, filmata, pensata sui pirati dopo il 1883 viene dall’Isola del tesoro di Stevenson. Jack Sparrow? Stevenson. I Goonies? Stevenson. Black Sails? Stevenson. Se quando pensate a un pirata pensate a mappe del tesoro, isole caraibiche, pappagalli sulla spalla, bende sull’occhio ma anche “yo-ho, yo-ho, e una bottiglia di rum”, be’, è sempre merito di Stevenson.
Lo so, lo so che Paperone è basato su Ebenizer Scrooge, ma lasciatemi vivere please.
Mi chiedo se gli abitanti della frazione del comune di Cassano all'Ionio in Calabria conoscano questa storia...
Ahah mentre leggevo pensavo proprio a come applicarla per insultare in modo raffinato e insospettabile :D
Ah, che Paperone fosse basato su Scrooge non lo sapevo! Buon martedì (: