Ciao pirata!
La parola di oggi non è poi tanto difficile, ma è molto adatta all’atmosfera della burrasca e viene suggerita da una sfida per artisti sui social chiamata #mermay (o #mermay2021 per quest’anno) che consiste nel disegnare sirene durante il mese di maggio: l’hashtag infatti è una crasi tra le parole mermaid (sirena) e may (maggio) in inglese.
Insomma, volevo partecipare a questa sfida e disegnare una sirena ma ho procrastinato talmente tanto che oggi è il primo di giugno e sono riuscita ad arrivare in ritardo anche su questo.
Comunque, questa è la burrasca e siamo tutti pirati, perciò parlare di sirene non è inadatto.
Per parlare dell’etimologia della parola “sirena” dobbiamo fare un discorso su cosa sia effettivamente una sirena; sono sicura che per molti di voi almeno parte di questo discorso sia noto, ma sopportatemi un pochino perché credo che alcuni aspetti vi possano essere sorprendenti.
Una sirena è una creatura per metà umana e per metà pesce. Creature di questo tipo sono molto comuni nel folclore di Europa, Asia e Africa, hanno nomi diversi e possono essere sia portatrici di buono e di cattivo augurio, a seconda della tradizione a cui appartengono.
La prima creatura di questo tipo di cui abbiamo notizie nella mitologia è la dea assira Atargatis, una divinità del mare assimilabile alla figura di Afrodite, associata quindi alla fecondità e alla carnalità. La leggenda narra che, dopo aver ucciso un mortale di cui era innamorata, si gettò in un lago e per la vergogna e si tramutò da sola in un pesce; le acque del lago, però, si rifiutarono di dissimulare la sua bellezza divina, e Atargatis fu costretta a tramutarsi in una creatura per metà donna e per metà pesce.
La parola sirena, però, non viene dall’assiro, ma dal greco: come forse ricordate dalla scuola e dall’aver studiato epica, nel suo viaggio di ritorno verso Itaca, Odisseo incontra l’isola delle sirene vicino a Scilla e Cariddi, e la passa indenne facendo tappare le orecchie a tutta la sua ciurma meno che a sé, legatosi a un albero della barca. Le sirene infatti ammaliano e irretiscono i naviganti con il loro canto, con il quale rivelano verità precluse all’uomo e lo attirano a sé per poi ucciderlo.
Le sirene sono, nella mitologia greca, delle creature particolari; non hanno un aspetto tradizionale, perciò sono spesso raffigurate in moltissimi modi che ci rendono la definizione di cosa sia una sirena piuttosto difficile. Tuttavia, la caratteristica definente per cui riusciamo a capire se la statua greca che stiamo guardando raffigura una sirena è se è una creatura che ha caratteristiche fisiche tipiche di un essere umano e di un uccello.
Quindi…non un pesce.
Ma andiamo avanti.
Oltre a questo corpo per metà aviario e metà umano, le sirene sono quasi sempre associate alla sfera della musica e a quella della morte: gli uccelli in generale, nella tradizione greca - ma non solo - sono tramite dal mondo dei vivi all’Ade, e viceversa. Le sirene non sono da meno.
In greco sirene si dice esattamente seirênes (Σειρῆνες); chiaramente prendiamo il nome direttamente da loro. L’etimologia di seirênes non è certissima, invece: gli studiosi cercano di far rientrare le sirene in delle categorie di demoni preesistenti (demoni del caldo, demoni della tempesta…) per spiegare da dove possa venire questo nome. Alcuni fanno risalire il termine al verbo syrìzo (συρίζω), fischiare, nel senso di demoni della tempesta. Altri a séirios (σείριος), incandescente, nel senso di demoni del caldo. Oppure potrebbe venire da seirà (σειρά) corda, nel senso di un demone che intrappola, che lega a sé.
Ora, da una parte abbiamo una tradizione che accomuna popoli di ben tre continenti che raccontano storie di creature per metà umane e per metà ittiche, e dall’altra abbiamo una singola tradizione greca1 che invece vede dei demoni associati al canto e alla morte, per metà donne e per metà uccelli.
Perché le lingue romanze prendono la parola greca seirênes e la applicano a delle altre creature della mitologia?
La risposta non ce l’abbiamo: durante il medioevo le sirene metà pesce cominciano ad apparire in opere letterarie e iconografiche e vengono chiamate “sirene” esattamente come quelle greche. Il primo libro in cui questo avviene è il Liber monstrorum de diversis generibus, un catalogo di “mostri” scritto da un anonimo nella metà dell’VII sec. d.C., probabilmente in ambiente anglosassone. Il tomo, come tutti i trattati dell’epoca, è scritto in latino, e utilizza il termine latino “sirena” per indicare un essere metà donna e metà pesce.
Il fatto che sia scritto in ambiente anglosassone è la cosa più interessante per me, perché in inglese “sirena” si dice semplicemente mermaid, ovvero “donna del mare”: nessun rapporto con le sirene greche.
Forse è per un errore che le lingue romanze poi prendono in prestito dal latino di un trattato scritto da un anglofono una parola greca per parlare di una creatura che greca non è?
Ci sono bizzarrie più improbabili di questa.
Tradizione che, per altro, era a conoscenza dell’esistenza di creature mezze pesce come Atargatis; la dea assira era da loro chiamata Derceto o Derketo.
Apprezzo veramente moltissimo la tua rubrica. Che fascino, le parole! Complimenti🤩
Wow che bella ricerca hai fatto (: Super interessante!