Ciao pirata,
la burrasca di oggi dovrà proprio essere bella, considerato che ho saltato quella di settimana scorsa. Tu pensa che avevo già l’illustrazione pronta ma non sapevo bene come scrivere l’articolo perché oggi non parliamo proprio di una parola difficile e della sua origine, ma di un termine antico che non userete mai che mi ha affascinata tutta la settimana.
Warning per te: questa burrasca contiene uno sbrodolo personale sulle piante d’appartamento.
Tutto è iniziato quando, due settimane fa, Sabrina ed io siamo andate all’Esselunga e c’erano delle piante in offerta. Nonostante abitiamo in un cubo di cinque metri quadrati e abbiamo già altre tre piante (Velma, Harley e Pepper), in quel momento non abbiamo resistito e abbiamo comprato una sansevieria trifasciata al 30%1.
Ora, io le piante le battezzo sempre (appunto, Velma, Harley e Pepper) perché lo faceva Anna in Anna dai capelli rossi e secondo me aveva ragione. Per questa pianta, però, abbiamo faticato molto a trovare il nome giusto: in inglese la sansevieria viene anche chiamata snake plant2 e quindi inizialmente avevo pensato di chiamarla Medusa, cosa che però non aveva senso perché esiste già una pianta chiamata “capo di Medusa”.
Dall’idea di Medusa siamo però arrivate a voler chiamare la pianta con il nome di una dea dei serpenti, e abbiamo scandagliato le mitologie del mondo per trovarne una. In questa ricerca, ci siamo imbattute nella figura della Pòtnia theròn e, folgorata sulla via di Damasco3, ho deciso di parlarvi di questa figura e del termine che vi ho appena scritto.
Il nome Pòtnia theròn è greco (Ἡ Πότνια Θηρῶν) e significa "Signora degli animali". Il nome che noi le diamo viene direttamente da Omero, ed era uno degli epiteti di Artemide, ma con questo nome designiamo un concetto molto più antico: un motivo artistico/religioso/spirituale diffuso nell'arte antica del mondo mediterraneo e del vicino oriente antico, che mostra una figura femminile centrale che afferra due animali, uno per lato.
Se avete studiato un po’ di pantheon dell’antichità avrete spesso parlato tanti personaggi: la mitologia greca è politeista, l’Olimpo è abitato da Zeus, Hera, Afrodite, Efesto, Apollo, Artemide…tanta gente insomma.
Questi olimpi ricchi di divinità sono molto complicati: spesso vengono da frammentazioni di divinità più antiche, di numero inferiore e più, come dire, universali.
La Pòtnia è probabilmente una di queste divinità - anche se è solo un’ipotesi. Se Artemide è la dea della caccia, Afrodite dell’amore, Hera del matrimonio, la Pòtnia era tutte quante, e da lei queste derivano. Questa dea è raffigurata in tutta l’area del Mediterraneo per la lunghezza dell’età del bronzo, soprattutto a Creta: e, se la Pòtnia theròn è la signora degli animali, la Pòtnia è semplicemente la “signora”, una “dea madre” a tutto tondo, padrona delle cose e della terra e dell’universo.
Non si sa se la Pòtnia theròn sia una divinità a parte o se fosse un attributo della dea madre generica, ma il suo culto si diffuse largamente e più delle altre nel periodo miceneo, diventando poi uno degli attributi proprio di Artemide. Prima però, era una dea della natura: era colei che controllava le cose selvagge e poteva sottometterle o scagliarle contro gli uomini.
La parola Potnia con il significato di padrona o signora era una parola micenea ereditata dalla Grecia classica: è collegata alla radice indoeuropea*potnih2, a cui si riferisce tutta la sfera dei nostri verbi “potere” e “possedere” (potente, impossibile, possesso, possidente, podestà, podere…).
Invece, la parola Theròn è la forma genitiva della parola greca Thér (θήρ), belva, che in italiano si trasla verso parole come feroce, fiera, ferino ma la cui radice indoeuropea d’origine è un po’ più incerta.
Comunque alla fine la pianta si chiama Tanit, e anche su questa importantissima divinità cartaginese ci sarebbe da dire un mondo ma se vi mando due papiri in uno vi disiscrivete e mi dispiace.
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quando l’abbiamo rinvasata abbiamo scoperto perché fosse al 30%: non ha le radici formate. Scopriremo tra un mese se riuscirà a metterle o morirà inesorabilmente.
in italiano viene anche chiamata lingua della suocera, ma questo nome mi suggeriva solo la commedia Hecyra (La suocera) dell'autore latino Publio Terenzio Afro, il cui nome ho studiato in quinta liceo e mi si è evidentemente stampato nel cervello pur non ricordando altro di questo testo.
#sincretismo
Io richiedo a gran voce anche la seconda parte di papiro!!!