Ciao pirata!
Dopo aver parlato estensivamente dell’importanza del Proto-Indo-Europeo nella nostra ricerca etimologica mi ritrovo a raccontarvi una parola difficile con una etimologia non Proto-Indo-Europea.
Le lingue romanze, spagnolo, portoghese e italiano soprattutto, hanno infatti ricevuto una fortissima influenza anche da una lingua del ceppo semitico, l’arabo, tramite dominazioni contigue o commerci.
Il caso dello spagnolo è quello più consistente: si stima che più del 27% del suo vocabolario sia di origine non romanza e che più di 4000 sostantivi siano dei prestiti arabi; questo perché i rapporti tra il castigliano e l’arabo sono stati molto più duraturi e territoriali - invece che solo commerciali - per più tempo: per sette secoli (dall’VIII all’XV) la penisola iberica fu per piccola o media parte governata da compagini arabe, in particolare nella zona oggi andalusa.
L’influenza sull’italiano dobbiamo ricercarla in tre diversi rami:
La dominazione araba della Sicilia dall’827 al 1091, che però ha influenzato molto più il siciliano1 che l’italiano, tanto da dare vita a una lingua intermedia chiamata lingua siculo-araba parlata in Sicilia e a Malta tra il IX e il XIV secolo. Ci sono ancora moltissime parole del siciliano che derivano direttamente dalla dominazione araba; alcuni esempi: sic. mischinu - ar. miskīn | sic. taliari - ar. isp. attaláya' | sic. zàgara - ar. zahra.2
I rapporti commerciali delle città marinare, soprattutto Pisa, Genova e Venezia, furono più rilevante per l’italiano moderno rispetto alla dominazione araba in Sicilia che rimase una bolla isolata. Queste città avevano scambi intensi con il mondo arabo e molte delle parole che presero in prestito hanno a che fare con il mondo mercantile, marinaresco, bellico, in generale tecnico. Esiste anche un fenomeno molto interessante per cui la stessa parola araba arriva contemporaneamente in due città marinare diverse e dà vita a due diverse parole: è il caso di dār al-ṣināʿa. (دار الصناعة) in arabo “sede del lavoro, ufficio, industria”, che a Genova origina la parola darsena, e a Venezia la parola arsenale.
I rapporti in generale tra Italia e Spagna, per vie commerciali ma anche culturali e nobiliari.
Sebbene quest’ultima opzione sia quella meno divertente - e infatti è una frase e non un intero paragrafo del nostro elenco - sono propensa a credere che la parola di oggi sia arrivata a noi per questa via.
E finalmente vi dico la parola di oggi3: sapete cos’è un’alcova?
Nell’italiano contemporaneo quando parliamo di alcova stiamo alludendo al letto nuziale e implicitamente all’intimità che avviene in un matrimonio; questo avviene perché, dal Rinascimento in avanti, alcova era, più o meno, un sinonimo di “camera da letto”, nello specifico di “camera matrimoniale”.
Il concetto di “camera matrimoniale” non è recente, tuttavia è recente la sua applicazione estesa: in occidente fino a non troppo tempo fa l’idea che in una casa, potenzialmente piccola e con una o due stanze in cui abitassero più persone, solo due di loro occupassero un’intera stanza da letto per il solo fatto di essere la coppia sposata della famiglia era impensabile. Figli, genitori, nonni, zii e cugini dormivano nelle stesse stanze, separati forse per età e per genere o per “base per altezza”4.
La separazione di una camera da letto era in occidente5 una cosa riservata alle classi più abbienti, se non direttamente ai nobili. Nello specifico, infatti, originariamente un’alcova non era l’intera stanza da letto ma una nicchia nella quale, con baldacchini e balaustre, si trovava il letto. Nel XVIII secolo il termine alcova, coi suoi decori e i suoi ricchi tendaggi, passa a indicare un salotto privato in cui ricevere gli amici più cari, salotto che poteva essere anche la propria stanza da letto o essere collegata al letto da una porta o un tendaggio.
Questa ricca nicchia ricavata nel muro per racchiudere un letto sontuoso non era certo un termine che poteva interessare ai mercanti delle repubbliche marinare, o meglio, forse non era un termine che avrebbero usato tanto frequentemente. La moda architettonica si diffonde in Italia nelle classi sociali più alte a partire dalla alcoba dei palazzi spagnoli.
E i palazzi spagnoli da dove l’hanno presa?
Ebbene, alcoba e alcova derivano dal termine arabo al-qubba (القُبَّة), ovvero la volta, l’arco; è una parola squisitamente architettonica, ma forse oserei dire più “geometrica”. Questo termine, che si ripete con suoni simili e stesso significato in altre lingue semitiche (aramaico, siriaco classico…), indica che ciò di cui si sta parlando ha la forma di un arco o una volta o una cupola. Per esempio, dalla stessa radice viene la parola ebraica kippah (כִּיפָּה), il copricapo circolare indossato dagli uomini nei luoghi di culto, che, se ben ci pensate, non è altro che una volta di stoffa sulla testa.
Se tutte le volte e tutti gli archi sono al-qubba (القُبَّة)6, va da sé che in Spagna, dove l’architettura araba e le sue volte e cupole hanno percorso i secoli, di fronte a una nicchia ad arco in una camera da letto gli spagnoli abbiano detto “alcoba!” e poi l’abbiano detto anche a noi.
Se ricordate l’albero Proto-Indo-Europeo di settimana scorsa avrete forse notato che il siciliano è considerato un ramo a parte delle lingue del ceppo italico/romanze, ovvero è considerato come una lingua “sorella” dell’italiano, ma non figlia, come normalmente è un dialetto. Questo perché quell’albero si basa sulla proposta dell’UNESCO di considerare il siciliano come una lingua distinta dall’italiano per fonologia, morfologia, sintassi e lessico. Non è una proposta sempre accettata da tutti gli studiosi che spesso differiscono nella propria definizione di “dialetto”, che non ha nell’accademia la connotazione negativa che spesso ha in Italia.
Fun fact, questo riguarda anche molti toponimi siciliani. Il fiume Alcantara - quello delle gole - deriva il suo nome da al-qantar (arco o ponte); nella comunità autonoma dell’Estremadura in Spagna si trova un paesino con lo stesso nome.
Anche se ormai la metto nel titolo, la sapete già.
Nel senso, vai a dormire dove c’è spazio perché il tuo corpo si incastri, come il tetris.
Parlo di occidente del mondo perché l’idea di dove sia normale dormire non è la stessa in tutto il mondo e più culture oggi dividono la camera da letto con famigliari che non sono per forza un coniuge, non solo per ragioni di necessità, che riguardano certamente anche l’occidente, ma per tradizione e abitudine diversa dalla nostra.
Sapete quale altro arco è un al-qubba (القُبَّة)? Quello delle gole dell’Al-Cantara di cui vi dicevo prima ;)
Fun fact: anche Azzurra, che ci ha fornito la foto via TripAdvisor, viene dall'arabo 😄
Bella! Sarebbe interessante uno spin off per "darsena e arsenale" o di altre parole che, come queste, hanno l stessa etimologia ma storia differente. Molto interessante.