Ciao pirata,
oggi non parliamo di una parola difficile ma facciamo una piccola deviazione che però, vi assicuro, sarà interessante e linguistica.
Parliamo spesso di lingua Proto-Indo-Europea perché, quasi sempre, quando dobbiamo indagare la storia e l’etimologia di una parola italiana dobbiamo muoverci all’interno di questa famiglia.
Ma cos’è esattamente questa famiglia? Guardate l’albero qui sotto:
Le lingue indoeuropee sono un gruppo di otto sottofamiglie comprendenti 445 lingue vive parlate dal 46% della popolazione mondiale1, più una serie di lingue morte che possiamo considerare come loro precorritrici e in aggiunta varie proposte di famiglie che appartengono all’albero indoeuropeo ma la cui esistenza è ancora oggetto di dibattito.
Tutte le lingue indoeuropee discendono da una singola lingua preistorica che gli studiosi chiamano Proto-Indo-Europeo e che fu parlata probabilmente tra il Neolitico e la prima Età del Bronzo; dove fosse parlata, ovvero l’origine geografica della madre delle nostre lingue, è oggetto di moltissimi dibattiti, ma l’ipotesi più accreditata dagli studiosi è quella kurganica, o la teoria delle steppe, che ci racconta di come le popolazioni nomadi delle steppe tra l’Ucraina e il sud della Russia possano essere state il bacino, di cui non rimangono tracce se non residui molto più recenti, da cui poi si evolsero i vari rami delle lingue dell’Europa e dell’Asia.
Le otto sottofamiglie di lingue indoeuropee vive sono lo specchio di un’evoluzione ad albero della lingua: da una radice comune si diramano le novità e dalle novità si diramano altre novità e così via fino ad arrivare a oggi. Così, le famiglie di lingue indoeuropee si dividono in:
Gruppo Albanese: albanese e dialetti relativi
Gruppo Anatolico†: ittita, licio, sidetico…
Gruppo Armeno: armeno e dialetti relativi
Gruppo baltico-slavo
baltico: lituano, lettone, selonico †, semigallico †…
slavo: bulgaro, russo, polacco, ceco, croato, serbo…
Gruppo celtico: proto-celtico†, cumbrico†, irlandese, gaelico scozzese, mannico…
Gruppo germanico: gotico†, inglese, tedesco, olandese, danese, islandese…
Gruppo greco: greco e dialetti relativi
Gruppo indo-iranico:
indo: sanscrito†, hindi, urdu, nepalese, punjabi…
iranico: antico persiano†, farsi, pashtu, lingue curde
Gruppo italico: latino†, italiano, spagnolo, francese, napoletano, romancio…
Gruppo tocario†: lingua tocaria A†, lingua tocaria B†
Il simbolo † accanto a una lingua indica che attualmente è estinta, quindi all’interno della stessa famiglia e nello stesso momento di evoluzione delle lingue può darsi che una lingua “sorella” si sia estinta e un’altra invece sia proseguita, con alterne vicende, fino ai giorni nostri.
Queste classificazioni delle lingue sono molto flessibili: potete anche osservarlo dall’illustrazione dell’albero in alto che differisce leggermente dalla classificazione che vi ho appena dato. Per quanto alcuni elementi siano assolutamente innegabili e supportati da documentazioni storiche recenti - per esempio la parentela e vicinanza tra le lingue romanze - i gruppi e sottogruppi sono stati individuati e supportati dalla conoscenza che abbiamo delle migrazioni dei popoli e dallo studio comparato delle evoluzioni delle lingue per cui uno storiolinguista può prendere due parole in due lingue diverse e concludere che se entrambe le parole mettono una A dove tutte le altre lingue mettono una E, evidentemente qualche affinità tra le due deve esistere. Questi studi sono per buona parte consolidati da tempo, ma nulla vieta che nuove scoperte filologiche e archeologiche facciano scoprire parentele ed evoluzioni che, a oggi, sono sconosciute.
Questa burrasca però non nasce con l’intento di raccontarvi la famiglia delle lingue indoeuropee. Tutto ha inizio dalla mia fascinazione per quelle tre famiglie sottolineate in grassetto nell’elenco: sono famiglie che contengono solo una lingua al loro interno - i dialetti non contano come variazioni significative - e che quindi emergono come dei rami singoli che derivano direttamente da un Proto-Indo-Europeo e, per quanto si siano evolute nei millenni, non hanno generato delle lingue “figlie” e hanno sempre mantenuto il loro status di lingua viva: in evoluzione, sì, ma viva.
Se ascoltiamo una delle scuole di pensiero più recenti su queste tre famiglie, potremmo considerare il greco e l’armeno come due lingue imparentate, e l’armeno come contenente delle affinità anche con le lingue iraniche, permettendoci quindi perlomeno di immaginare una regione geografica ristretta per l’evoluzione di questa nuova “famiglia” greco-armena (nonostante siano separate fisicamente dalla Turchia che appartiene a tutt’altro ceppo linguistico).
E quindi ci rimane l’albanese, il vero mistero di questa burrasca. Alcuni studiosi lo vorrebbero ugualmente vicino al greco e all’armeno, a creare una nuova famiglia; ma al suo interno contiene parentele evidenti con il gruppo germanico e meno evidenti, ma presenti, con quello baltico-slavo. Alcuni ipotizzano che derivi dall’estinto gruppo delle lingue illiriche, parlato in antichità nei Balcani, ma non esistono delle prove effettive, solo ipotesi probabili.
Una teoria che mi ha affascinata moltissimo è quella che cerca di ricostruire gli spostamenti di una ipotetica popolazione proto-albanese. Forse questo popolo in un’antichità non ben precisata, abitò uno spazio che andava dalla Polonia ai Balcani, spostandosi sulle montagne. Questo perché nell’albanese moderno le parole che designano le montagne o la flora e la fauna montana hanno un’evoluzione diretta dal Proto-Indo-Europeo, mentre le parole per il pesce, il mare e l’agricoltura di pianura sono tutte parole “prestate” da altre lingue.
Questa teoria viene però contestata sostenendo che in realtà un’antica popolazione albanese è sì esistita ma che si trovava per lo più nella stessa zona, sia costiera che montana, in cui si trova adesso, e che questo fenomeno linguistico osservato sia da attribuire ai rapporti più o meno felici con le popolazioni di lingua latina circostanti; per esempio, la parola peshku, pesce è presa in prestito dal latino, ma la parola gushë, branchie, non lo è. È possibile che i proto-albanesi siano stati in origine una popolazione costiera, spinta più tardi sulle montagne dalla conquista delle popolazioni latine, perdendo il suo vocabolario marinaresco.
Questo ci dice quello che, secondo me, è il punto focale e affascinante di questa lingua: non è possibile trovare il suo luogo d’origine ma è possibile dire con certezza che ha vissuto un contatto intenso con molti degli altri rami indoeuropei che l’hanno resa ciò che è oggi. Forse l’albanese non è una famiglia indoeuropea a sé stante, ma il ponte che collega tutte le une alle altre.
Asia ed Europa come bacini di nascita e diffusione; Americhe, Africa e Oceania come luoghi di colonizzazione.
Bellissima!!! Una burrasca da una vera ricercatrice della lingua.🤯
Bellissima! ♥️