Ciao pirata! Oggi ci spostiamo sulla terraferma e parliamo di una parola divertente ed entomologica.
Ci sono tante parole in italiano per indicare questa azione, e tante di queste sono decisamente papabili di burrasca: bighellonare, girovagare, gironzolare, girandolare, errare, e così via. Ciononostante, poiché mi piace tenervi sulle spine, ho scelto di fare questa burrasca su una delle versioni più facili: andare a zonzo.
Questo è anche attribuibile a Pietro, che, qualche burrasca fa, mi chiedeva più parole che derivano da cose concrete e poi sono diventate concetti astratti ⬇️.1
Non ho trovato degli esempi mirabolanti come quello che ha ispirato Pietro, ma ho trovato un’etimologia che, seppur dubbia e non accertata, è indubbiamente molto tenera.
La parola zonzo, infatti, esiste solamente nell’espressione “andare a zonzo” e, da sola, non significa niente. La locuzione avverbiale andare a zonzo, invece, significa girovagare, andare in giro senza una meta precisa, un po’ a caso.
Non sappiamo esattamente da dove venga questa parola, ma ci sono due ipotesi, una un po’ più condivisa dell’altra.
Zonzo viene dal verbo greco agoràzein (αγοράζειν ) ovvero “andare in piazza”, “frequentare la piazza”; perciò “andare a zonzo” significa girovagare perché indica una passeggiata di piacere in un luogo pubblico.
Zonzo è una voce onomatopeica: esattamente come il verbo ronzare, è una parola che mima il suono degli insetti quando volano; perciò “andare a zonzo” significa girovagare come un insetto svolazza di fiore in fiore, senza meta.
Sorprendentemente, l’etimologia più accreditata delle due è la seconda; nonostante l’aura di rilevanza che ha sempre il greco antico quando parliamo di etimologie, in questo caso specifico sono le api ad aver la meglio.
Questa burrasca è molto breve, perché sulle etimologie onomatopeiche c’è poco da dire; vi lascio con un Lumière che dice “tzóntzo” al minuto 1.44.
Ho sbagliato, sarebbe dovuto essere il contrario: da cose concrete diventare concetti astratti.