Ciao pirati,
oggi parliamo di un aneddoto o due su tre signori che nominiamo spesso.
Quando abbiamo bisogno di indicare una persona di cui non sappiamo niente, tendenzialmente lo chiamiamo Tizio. Se abbiamo bisogno di nominarne tre, probabilmente tireremmo in ballo anche i suoi parenti Caio e Sempronio.
Non è difficile immaginare che queste tre parole sono dei nomi propri di persona latini e che nel tempo sono diventati dei “segnaposto” per indicare delle persone qualsiasi di cui non sappiamo il vero nome. Ma come è avvenuto questo passaggio?
Dobbiamo collocarci a Bologna la Dotta durante il Basso Medioevo; dico “la Dotta” per dipingervi subito nella mente il brulichio di giuristi, notai e avvocati che frequentavano e animavano la città e la sua università all’epoca.
La formula “Tizio, Caio, Sempronio”, infatti, nasce nelle opere del giureconsulto Irnerio, uno dei fondatori della Scuola di Diritto di Bologna e, perciò, dell’Università di Bologna stessa e del diritto moderno1; Irnerio infatti fu il primo dei cosiddetti glossatori, ovvero quei giuristi del Basso Medioevo che praticavano lo studio e la diffusione dei testi giuridici antichi, scritti in un linguaggio ricco di parole cadute in disuso, commentandoli con un linguaggio corrente e più comprensibile2. Irnerio e i suoi studenti bolognesi si dedicarono in particolare alla glossa del codice giustinianeo e, per questo, segnarono l'inizio di un diritto europeo scritto, sistematizzato e comprensibile, basato sul diritto romano.
I commenti di Irnerio sui testi del diritto romano avevano quindi come scopo principale quello di renderli accessibili; per questo motivo le glosse potevano contenere non solo perifrasi esplicative ma veri e propri esempi e casi d’uso: un po’ come cercare di spiegare un concetto difficile facendone un disegno.
È in questo contesto che Irnerio usa per la prima volta il terzetto Tizio, Caio e Sempronio. I tre nomi erano già i più diffusi nell’esemplificazione giuridica, perché tra i più comuni nomi romani e già familiari e menzionati in altri testi. È possibile che fossero anche un riferimento a tre famosi tribuni della plebe, Tiberio (Tizio), Gaio (Caio) e Sempronio Gracco. Fatto sta che erano già in uso in vari testi giuridici, ma fu Irnerio a utilizzarli prima sotto forma di terzetto e a far sì che si diffondessero anche nell’uso comune.
Ma perché proprio un terzetto?
I terzetti agli esseri umani piacciono molto; esiste infatti una figura retorica, chiamata isocolon, in cui le parti di una frase corrispondono tra loro una “perfetta equivalenza della struttura sintattica, dell'ampiezza e del ritmo”; insomma, una frase composta di elementi simili che si susseguono in un ritmo regolare; quando gli elementi sono tre, si specifica che si tratta di un tricolon.
Isocolon deriva dal greco ìsos (ἴσος), uguale, e kólon (κῶλον), parte, ovvero una frase formata di parti uguali. È una struttura dolce, simmetrica, musicale e un po’ poetica: è un modo semplice di spiegare e capire la vita.
Questo tricolon piace così tanto che troviamo in più lingue formule simili a Tizio, Caio e Sempronio, che non derivano esplicitamente da quella di Irnerio. In inglese, per esempio, i tre sconosciuti si chiamano Tom, Dick and Harry, una frase utilizzata per la prima volta nel 1657 dal teologo John Owen per indicare delle persone qualunque. In francese si chiamano Pierre, Paul ou Jacques: c’è chi dice abbia dei legami religiosi (sono tutti evangelisti) e chi dice che si tratta semplicemente di nomi francesi molto comuni, esattamente come i Tom, Dick and Harry inglesi.
C’è chi però non apprezza il terzetto ma vuole comunque partecipare: i tedeschi preferiscono andare al risparmio e dicono Hinz und Kunz, abbreviazioni dei nomi diffusissimi nell’Alto Medioevo Heinrich e Konrad. Gli spagnoli invece abbondano e dicono Fulano, Zutano, Mengano y Perengano, derivando il primo dall’arabo Fulàn, 'Illàn u Tirtàn (فلان، علان وترتان) e gli altri mettendoceli perché suonano bene.
Volendo, potremmo seguire la regola dell’uso comune e modernizzare la nostra versione del tricolon; effettivamente oggi quasi più nessuno si chiama Tizio, o Caio, o Sempronio. Secondo voi come potremmo aggiornarlo?
Se avete studiato diritto e tutte queste informazioni vi risultano ovvie, portate pazienza ché più avanti nella burrasca vi racconterò qualche aneddoto estero.
Insomma, dei colleghi pirati.
Gino, Pino e Lino