Parole difficili - trasecolare
Ciao pirata,
preparati per una burrasca lunghetta.
Per la parola di questa puntata ci buttiamo su un termine caduto un po’ in disuso ma che si presta comodamente all’utilizzo ancora oggi. Non è raro infatti trovarla in libri pubblicati nel secolo scorso, anche se il suo utilizzo è più frequente nella seconda metà del 1800.
Come avrete già capito dal grafico1, il termine di cui parliamo oggi è il verbo trasecolare. Ogni linea che vedete corrisponde a una diversa flessione, perché se cercassimo solo l’incidenza del termine “trasecolare” nei libri pubblicati in italiano negli ultimi 200 anni troveremmo solo le occorrenze in cui un autore usa il verbo all’infinito e non corrisponderebbe al vero.
La massima popolarità del verbo comunque si attesta tra il 1840 e il 1860, con però un mantenimento fino alla seconda metà del ‘900, rendendolo una parola che possiamo aver letto durante il nostro percorso scolastico per esempio in un Pirandello o una Deledda. Poi, l’utilizzo scema dopo gli anni ‘70, fatta eccezione per la forma “trasecolò” che vede un repentino revival dopo il 2005 per poi correre in alto fino al picco più alto 2017.
Questo revival potremmo attribuirlo a due fattori principali2:
La ristampa massiccia di una serie di testi apicali del ‘900 che facevano uso del termine “trasecolò”, così come la ristampa di testi stranieri dello stesso periodo per i quali la traduzione con un termine caduto in disuso calava il testo nel suo periodo storico.
L’esplosione editoriale dei generi fantasy e del romanzo storico che vengono spesso accompagnati dall’uso più o meno abile di un vocabolario volutamente desueto per dare alla lettura un’atmosfera più solenne e antica. L’uso massiccio del passato remoto - e quindi la prevalenza di “trasecolò” sopra gli altri possibili tempi verbali - nella narrativa si sposa bene con questa ipotesi.
Insomma, caro pirata, ti ho raccontato la rava e la fava dell’uso del verbo trasecolare nella nostra lingua ma non ti ho ancora detto cosa significa.
Si utilizza per indicare stupore e sbigottimento: se trasecolo è perché sono sconvolta, trattengo il fiato, ho appena ricevuto una notizia sconvolgente.
La sua etimologia non è troppo difficile, ma è molto interessante: viene dalle parole latine trans-, oltre, al di là, e saecŭlum, secolo, generazione.
Quindi letteralmente, trasecolare significa “andare oltre il secolo”.
Ma…cosa vuol dire?
Ogni volta che abbiamo a che fare con delle espressioni che riguardano il tempo, soprattutto con quelle che misurano il passare del tempo (settimana, mese, anno, stagione, calendario…) dobbiamo fare i conti con il fatto che si tratta di convenzioni estremamente arbitrarie. Fatta eccezione per il ciclo del tempo astronomico da cui bene o male non si scappa, se oggi è l’11 gennaio lo è solo perché lo abbiamo deciso noi, e se è il 2022 in tutto il mondo è solo perché nel corso degli ultimi 500 anni è stato bene o male conquistato e colonizzato da persone che avevano adottato il calendario gregoriano.
Stesso discorso vale per il concetto di secolo. Il termine veniva utilizzato dagli Etruschi per indicare il completo rinnovamento della popolazione dopo un T0, quindi la nascita e la fine di una generazione in un determinato luogo. Gli storici romani presero in prestito questo termine per raccontare le proprie cronache e guerre e collocarle in un periodo di tempo più o meno misurabile, di circa 90 anni.
In epoca augustea, venne stabilito che un saecŭlum durasse 110 anni e questo numero venne utilizzato per l’organizzazione, nel 17 a.C., dei Ludi saeculares, giochi secolari, che celebravano l’anniversario di cinque saecŭla dalla nascita di Roma. Cesare Augusto con questi giochi stabilì una sorta di tradizione e imperatori successivi organizzarono con varia regolarità dei giochi per celebrare i saecŭla più rilevanti per la storia dell’impero, finché, nel 247 d.C., l’imperatore Marco Giulio Filippo Augusto detto l’Arabo si ritrovò per le mani una ricorrenza particolarmente succosa: i mille anni dalla fondazione di Roma.
Una celebrazione simile non poteva non lasciare un segno profondo nella vita dei cittadini romani; dei semplici ludi non sarebbero mai bastati. Si decise perciò, secondo un costume che ritroviamo in moltissime altre culture3, di considerare quella data come la chiusura di un ciclo e l’inizio di un altro: il secondo, nuovo millennio dalla nascita di Roma.
Il calendario quindi entrava in un saeculum novum; se prima le notazioni erano ab Urbe condita (dalla nascita di Roma), nasceva qui una sorta di nuovo anno zero4; Filippo l’Arabo voleva segnalare l’inizio di una nuova era corrispondente anche al suo impero.
Questa “nascita” suscitò una reazione importante sulla chiesa cristiana delle origini: sebbene la scelta di contare gli anni dalla nascita di Cristo è molto successiva (532 d.C. a opera di Dionigi il Piccolo), è una scelta che viene fatta proprio per distaccarsi dal modo di contare gli anni imposto dall’Impero Romano. Dai tempi di Filippo l’Arabo, infatti, le cose erano un po’ cambiate, e si era scelto di usare come anno zero l’ascesa al potere dell’imperatore Diocleziano, noto persecutore di cristiani.
Questo segna una scelta ben precisa di differenziarsi: voi persecutori fate così, ma noi facciamo altro. Noi abbiamo il nostro calendario religioso, voi avete il vostro che è…laico?
In realtà si sceglie di usare un’altra parola: saecŭlāris. Perché così era il calendario romano da sempre, basato sul concetto di saecula, di millenni dalla fondazione di Roma, contrapposto a quello nuovo, cristiano, che sarebbe iniziato dalla presunta nascita di Cristo.
Questa contrapposizione tra Stato e Chiesa fa sì che, col tempo, la stessa parola secolo, inizia ad assumere il significato di mondo terreno, laico, materiale, contrapposto a quello divino, celeste, spirituale; un uso che facciamo ancora oggi quando usiamo l’aggettivo “secolare”, oppure usiamo la locuzione “al secolo” per parlare del nome civile di personaggi religiosi (es. Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio).
Quindi, torniamo a noi. Perché trasecolare significa “andare oltre il secolo”?
Se il “secolo” è inteso come il mondo terreno, materiale, ciò che tocchiamo tutti i giorni, trasecolare diventa essere così sconvolti da andare “fuori dal mondo”, perdere il contatto con la realtà, non avere più appigli conosciuti. Una persona che trasecola prova una meraviglia ultraterrena, inspiegabile.
E con questo, vi invito a resuscitare l’uso di “trasecolare”: ci stanno già pensando gli autori di fantasy, ora serve qualcuno che lo faccia non al passato remoto.
Ragazzi, parliamo un attimo di questo grafico perché io non riesco a credere di avervi dato una cosa del genere e aspettatevi di trovare altri grafici così nelle prossime burrasche perché sono innamorata. Se volete giocare anche voi con questo programma lo trovate su Google Books Ngram Viewer e se siete de nerd di statistica con delle domande difficili, qualche risposta si trova qui, anche se purtroppo non ci sono tutte le risposte utili. Per esempio non trovo da nessuna parte le dimensioni del corpus di testi italiani da cui vengono pescati i dati, cosa che influenza parecchio le nostre conclusioni. Uso il grafico comunque perché questa non è una pubblicazione scientifica; la nostra burraschina può accontentarsi.
Questa che vi sto dando è la mia opinione informata basata su una ricerca avanzata su Google Books, cosa che non è sufficiente a renderla una teoria confermata ma è abbastanza per definirla un’ipotesi coerente.
Succede spesso nella storia dell’uomo che i calendari, quando sono stabiliti da un’autorità laica e non religiosa, scandiscano il tempo in base a chi detiene il potere in quel momento. Gli stessi romani prima dei saecula nominavano gli anni in base ai consoli che erano in carica. Ancora oggi, nonostante il calendario gregoriano sia adottato e conosciuto in quasi tutto il mondo, diversi paesi mantengono una datazione diversa a fianco di quella gregoriana; se per alcuni si tratta di una differenza religiosa (per il calendario ebraico siamo tra il 5782-5783, per quello buddista nel 2566…) per altri si tratta di una differenza laica: in Giappone, per esempio, siamo nell’anno 4 dell’era Reiwa (令和), iniziata con l’ascesa al trono dell’imperatore Naruhito il 1 Maggio 2019; per i berberi siamo nel 2972 dall’ascesa al potere del faraone Shoshenq I in Egitto, identificato come il primo berbero di grande importanza storica; in Corea del Nord siamo nel 111 secondo il calendario Juche (주체력) che mette l’anno zero alla nascita di Kim Il-sung; e così via.
Fun fact, sapete che nel nostro calendario non esiste l’anno zero? Si passa dall’1 avanti Cristo all’1 dopo Cristo. Questo ha creato dei problemi non indifferenti nel passaggio dal primo al secondo millennio ventidue anni fa: non si sapeva bene se far scattare il nuovo millennio tra il 1999 e il 2000 o tra il 2000 e il 2001.