Ciao pirati! Sapete cos’è un sorriso sardonico?
Il termine viene dal greco antico sardònios (σαρδόνιος), una forma alternativa di sardánios (σαρδάνιος), che indica una risata amara o di scherno. Viene registrato per la prima volta nell’Odissea, dove indica la risata di Ulisse dopo che Ctesippo gli lancia scherzosamente una zampa di bue:
[…] μείδησε δὲ θυμῷ σαρδάνιον μάλα τοῖον
Od.20.302
Ed in quell’atto d’un cotal suo riso
Sardonico ridendo…
Semonide di Ceo, invece, usa il termine per descrivere il riso di dolore che i Sardi avevano sul volto mentre il gigante di bronzo Talos li bruciava vivi al loro approdo a Creta; Zenobio invece sostiene che Talos fosse originariamente sardo e tormentasse le popolazioni autoctone con atroci sofferenze.
In effetti il termine sembrerebbe derivare proprio dalla Sardegna, come se stessimo descrivendo un “sorriso sardo”. Probabilmente però non c’entrano tanto i giganti di bronzo quanto invece una pianta interessantissima, il finocchio d’acqua, o prezzemolino, oppure Oenanthe Crocata. È una pianta non diffusissima, dalle proprietà neurotossiche, che in Italia si trova solo in Sardegna,
Se consumato, il finocchio d’acqua è altamente velenoso: il malcapitato muore dopo nausea, allucinazioni, convulsioni, atassia e collasso dei polmoni. Il principio tossico è chiamato oenantotossina, associato esclusivamente alle piante del genus Oenanthe, ed è un potente convulsivo, ovvero provoca spasmi ai muscoli: per via di questa proprietà, una delle caratteristiche più inquietanti dell’avvelenamento da oenantotossina, prima della morte, è il formarsi sul viso di uno spasmo che somiglia a un sorriso incontrollabile.
Questo ghigno, associato anche all’avvelenamento da tetano e da stricnina, entrambi caratterizzati da spasmi, era già definito “ghigno sardonico”, poiché prendevamo il termine direttamente dalle fonti classiche che ci raccontavano di sorrisi amari di fronte alla morte; nel 2009 però le Università del Piemonte Orientale, di Napoli e di Cagliari hanno collegato l’origine del termine “sardonico” proprio alla pianta sarda, che in antichità era già chiamata sardáne (σαρδάνη) o sardónion (σαρδόνιον).
L’esistenza di questo termine ci arriva da Demone e Timeo, che raccontano dell’usanza degli antichi Sardi di praticare il geronticidio, ovvero l’uccisione rituale degli anziani della comunità poiché considerati bocche in più da sfamare1; le fonti raccontano che, nel rito, alle vittime veniva fatta consumare la sardáne (σαρδάνη), che dipingeva sul loro volto una risata che li accompagnava nella morte mentre venivano gettati da una scogliera.
Ora, questo rituale non è attestato in molte altre fonti e somiglia ad altre narrazioni storiche su persone che vengono gettate dai dirupi, ma è indubbio che il finocchio d’acqua cresca solo in Sardegna e venisse chiamato sardáne (σαρδάνη); anche senza la narrazione del geronticidio possiamo chiaramente dedurre che “riso sardonico” venga proprio dall’esistenza del prezzemolino, e che evidentemente l’effetto della pianta era cosa conosciuta ai Sardi.
Se andiamo ancora più indietro nella storia del termine, potremmo anche ipotizzare che è la pianta ad aver preso il nome dal suo stesso effetto; è possibile infatti che sardáne (σαρδάνη) abbia origine nel verbo saíro (σαίρω), il cui significato principale è “spazzare via” ma può significare anche “stringere” e quindi “stringere i denti”, “ghignare”. Perciò la pianta potrebbe essere stata chiamata, in origine, “pianta che fa sorridere”, quindi sardáne (σαρδάνη), e da lì il sorriso che provoca diventa “sardonico”.
Questo in parte ci allontana dall’ipotesi del “sorriso sardo”, perché non ci sono collegamenti conosciuti tra il termine “Sardegna” e “sardàne”; l’unica ipotesi sull’origine della parola “Sardegna” è legata all’esistenza della popolazione degli Shardana, uno dei popoli del Mare citati dagli Egizi, ma non viene spiegato da nessuna parte perché si chiamassero così. Diventa difficile collegare Shardana a sardàne, se non per assonanza, ma possiamo ipotizzare.
Il termine oggi è usato in entrambi i sensi, uno più medico e quindi macabro - è il termine tecnico per il ghigno delle convulsioni mortali - ma anche uno più figurato, un riso amaro, di quando si sorride a denti stretti ma negli occhi c’è un’ombra, proprio come quello di Ulisse quando gli tirano una zampa di bue.
Se state pensando al film Midsommar che mostra un’usanza simile, in quel caso il riferimento storico sono gli Ättestupa, dei burroni in Svezia da cui si dice venissero gettati gli anziani. I geronticidi rituali sono attestati in moltissime culture, e prendono la forma o dell’uccisione o dell’abbandono, ma sono quasi sempre avvolti dal mito e dalla leggenda, ed è particolarmente difficile capire dove e quanto fossero davvero praticati. Forse, per quanto ritualizzati, i geronticidi erano un atto tristemente pratico in tempi di carestia, che si è sempre desiderato dimenticare invece in tempo di abbondanza.
Per onor di cronaca, questa usanza sarda è davvero poco attestata.
Mi è giunta voce che Britannico deriva dal greco e significa "dipinto", "dal volto dipinto", secondo un resoconto di un autore greco, Pitea, di un viaggio verso terre lontane. Che ne dici ?
Ciao Macinatempeste,
ho un suggerimento: eresia >> haeresis = scelta.
Grazie per i tesori che dividi con noi.