Ciao pirata,
La parola di oggi non saprei dire quanto sia conosciuta o meno: di sicuro è un termine difficile da usare nelle conversazioni di tutti i giorni, ma occasionalmente l’ho trovato in alcuni romanzi quindi credo che tutto sommato possa essere utilizzabile.
Mitridatismo ha un significato piuttosto preciso; indica la condizione di resistenza a un veleno acquisita tramite l’assunzione graduale del veleno stesso nel corso del tempo. Mitridatizzare quindi significa abituare il corpo a una tossina facendo in modo di diventarne immune.
La parola proviene dalla storia di Mitridate VI, re del Ponto; vissuto nel I sec a.C., Mitridate fu uno degli avversari più temuti della storia della repubblica romana, ingaggiandola in tre guerre per il suolo italico. Prima di diventare re del Ponto, tuttavia, la storia della sua infanzia è avvolta in una nube di leggenda mista a verità:
Si disse che nacque sotto una cometa, un presagio funesto per i romani e benaugurante per i persiani;
Suo padre, Mitridate V, fu avvelenato in una congiura probabilmente orchestrata dalla moglie che divenne reggente in attesa che Mitridate o suo fratello prendessero il potere;
Nell’attesa di ascendere al trono, Mitridate cominciò a soffrire di bruciori di stomaco (questa parte è vera) e si convinse che la madre stesse tentando di avvelenare anche lui per favorire il fratello (questa parte è probabilmente vera);
Si diede quindi alla macchia, scappando dalla corte e vivendo esercitandosi nella caccia e nel combattimento e iniziando ad assumere piccole quantità di ogni tipo di veleno per assuefarsi e diventare immune al loro effetto (questa parte è…discutibile).
La leggenda dell’immunità ai veleni di Mitridate è però anche riportata da alcune fonti storiche che ricordano come, in punto di morte, Mitridate venne tradito dal figlio e, temendo di venire consegnato ai romani, scelse il suicidio e tentò di avvelenarsi, fallendo1 e dovendo implorare un generale dei Galli che passava di lì di ucciderlo con la spada.
Ora, la storia pare decisamente bislacca, e, soprattutto, le fonti che ce la raccontano sono discordanti su vari punti riguardanti la morte del re del Ponto; tuttavia, alcuni passaggi sono veritieri: Mitridate fu effettivamente e per tutta la vita ossessionato dalla possibilità di essere avvelenato, tanto da ingaggiare i medici della sua corte nella creazione di un farmaco che lo proteggesse da ogni avvelenamento, in suo onore denominato "Mitridatis theriaca", ovvero l’antidoto di Mitridate.
Si dice che alla morte e sconfitta di Mitridate, il generale Gneo Pompeo Magno oltre a conquistare le terre del Ponto, conquistò anche questa ricetta che venne poi diffusa nel mondo romano che ne scrisse e ne studiò lungamente. Da questa primigenia ricetta nacque il culto, nel mondo farmaceutico, della teriaca, ovvero di un preparato in grado di curare qualsiasi malanno e proteggere dai veleni.
Assieme al culto della teriaca, proseguì anche la fama di Mitridate, la cui immunità ai veleni diventa antonomasia nel sostantivo mitridatismo e nel verbo mitridatizzare.
Il termine è tutt’ora in uso in ambito medico perché, con i dovuti caveat, la pratica di assuefarsi alle tossine tramite assunzione moderata e controllata non è irrealistica: è possibile, per esempio, con alcuni veleni che funzionano tramite ingestione perché si può in qualche modo allenare il sistema metabolico a produrre enzimi che distruggono il veleno, andando però incontro nel tempo a un accumulo della sostanza tossica nel fegato cosa che rende la morte evitata solo per un po’ di tempo in più.
Prima si rende immune ai veleni e poi si stupisce quando, tentando di avvelenarsi, fallisce. Bizzarro.
Quale potrebbe essere l'etimo di "gaglioffo" ?