Se la prima parola difficile di questa rubrica era un aggettivo che, per quanto desueto, aveva un’“usabilità” nella vita di tutti i giorni, la parola di oggi è molto probabile non si faccia usare facilmente.
Apocatastasi (sost..): letteralmente “ritorno allo stato originario”, “restaurazione” “riconciliazione”. Il termine si riferisce a un concetto del pensiero filosofico stoico che descrive il riformarsi e ripetersi del mondo dopo la sua distruzione nell’ecpirosi* - il grande incendio della fine del mondo, letteralmente “uscito dal fuoco”.
La parola descrive dottrina dell’eterno ritorno che vede la storia del mondo come una serie di cicli che iniziano e finiscono uno dopo l’altro in un fuoco che è sia nascita che morte: una sorta di araba fenice che rinasce dalle proprie ceneri. Nella fisica stoica si teorizza che un giorno, nel futuro, gli astri si allineeranno (come per le Parche di Hercules) nella posizione che avevano all’inizio dell’universo, tutto esploderà e il tempo e il mondo inizieranno un nuovo ciclo di vita.
Oltre ad aver teorizzato il Big Bang, gli stoici crearono anche non pochi problemi al cristianesimo degli inizi, perché gli amanti del concetto di apocatastasi lo mescolarono alla dottrina cristiana creando un sincretismo per il quale l’inferno non esisteva perché nel momento dell’Apocalisse sarebbe ricominciato tutto - cosa che agli altri protocristiani non stava troppo simpatica.
Il termine apocatastasi è formato da tre parole greche - due preposizioni e un sostantivo.
apò (ἀπό) e catà (κατά) - come il 90% delle preposizioni e avverbi greci, apò e katà hanno 10000 significati diversi a seconda del caso grammaticale a cui sono associati, del verbo, dell’umore dell’autore, di quante prugne hai mangiato quella mattina**. Poiché i vocabolari già esistono e io non sono né qualificata né desiderosa di scriverne uno, ci accontenteremo di dire che in questo caso particolare, apò = “da” e catà = “giù”.
Stasis (στάσις) - come il suo derivato italiano, stasi, indica una situazione di stallo. Il concetto viene dal verbo da cui deriva, “hístēmi” (ἵστημι), ossia “stare”.
Nella parola “apocatastasi”, apò indica quindi separazione, allontanamento, come se la preposizione “da” sottintendesse l’intera frase “andare via da qui”; catà, invece, qui indica l’andare verso il basso, giù, cioè “tornare dove eravamo prima”; e “-stasi” ci cala in una situazione in cui “stiamo”.
Quindi apò + catà già da soli indicano il movimento ciclico: il primo spiega che ci stiamo allontanando dal punto di partenza; il secondo che ci stiamo ritornando. Invece “-stasi” ci dice che nonostante questo sia un movimento, è calato nel nostro stare al mondo, è uno stato della natura, è una fase contemporaneamente transitoria e sempre presente.
Ora che avete questa nuova parola vorrei incoraggiarvi a usarla, ma onestamente non credo la userò mai neanche io.
*un’altra parola difficile!
**per esempio:
catà [+ genitivo] (di luogo) di, dall'alto, di, giù da, giù per, sotto, a, in, su, dietro
catà [+ verbi parlare, giudicare e simili, in senso ostile, + genitivo] contro
catà [+ genitivo] (in senso non ostile) sopra, intorno, di
catà [+ accusativo] (di luogo) sopra, per, in a, secondo, a seconda, lungo, di contro
catà [+ accusativo] (di tempo) durante, al tempo di
catà [+ accusativo] (di scopo e intenzione) per, a
catà [+ accusativo; + numeri] circa, quasi
catà [+ accusativo] (indicante corrispondenza, conformità, somiglianza) secondo, giusto, in conformità di, conseguentemente, riguardo a, come, a modo di
catà (in composizione) all'ingiù, sotto, contro, verso