Ciao pirata,
la parola di oggi viene da una vecchia lista di parole difficili che mi ero segnata di scrivere almeno un anno fa e che poi ho perso dentro un diario che ho riaperto l’altro giorno.
In più ieri sera Sabrina ed io abbiamo guardato il primo film dei Percy Jackson e questa parola e la sua etimologia calzano proprio a pennello.
Oltretutto credo che questa sia una di quelle volte in cui vi racconto una parola che effettivamente potreste ritrovarvi a usare. Poi ecco, parliamo sempre di parole difficili, quindi sceglietele a vostro rischio e pericolo.
La parola di oggi è proteiforme: “che può assumere diversi aspetti o atteggiamenti”.
Si utilizza soprattutto in senso figurato: una persona proteiforme è una persona poliedrica, un’intelligenza proteiforme è in grado di destreggiarsi in più problemi, un comportamento proteiforme è un po’ lunatico.
Ciononostante, proteiforme viene da un significato più letterale e concreto: significa propriamente “mutaforma”, che quindi può cambiare aspetto a proprio piacimento, come il Molliccio di Harry Potter, il Pokémon Ditto e i cartelloni pubblicitari a rullo, quelli che mostrano un poster e poi ruotano e dietro ce n’è un altro.
Il termine viene dalla mitologia greca; proteiforme significa letteralmente “a forma di Proteo”, con la particolarità, però, che Proteo non aveva sempre…una forma precisa.
Proteo (Πρωτεύς) era una divinità dell’acqua - mare, fiumi, laghi et cetera; la sua genealogia (o meglio, teogonia) è variabile, ma sicuramente si tratta di una divinità ctonia1 e preolimpica, ovvero precedente al pantheon greco come lo conosciamo meglio (Dioniso, Afrodite, Artemide, Apollo…).
Essendo però una divinità marina, nella maggior parte delle narrazioni è dato come figlio di Poseidone2 (come Percy Jackson 👉🏻👉🏻), mentre la madre spesso non è citata, e in poche fonti è data essere una principessa di nome Fenice, figlia di un uomo di nome Fenice, re della regione della Fenicia.3
Dopo aver cercato in lungo e in largo informazioni su questa figura mitologica ed essere approdata allo scioglilingua che vi ho appena raccontato, mi sono persa in un rabbit hole sul ciclo troiano, fenicio e su quello degli argivi. Speravo di riuscire a semplificarlo per questa burrasca, ma forse faccio prima a raccontarvi le cose così come le ho trovate e unite voi i puntini.
Allora: il passaggio testuale a noi più noto sul mito di Proteo si trova nell’Odissea (IV: 355), nel quale si dicono varie cose:
Proteo è un antica divinità marina, oracolo del mare, definito “il Vecchio Uomo del Mare”, in greco hàlios ghèron ("Αλιος γέρων)4; sua casa era l’isola sabbiosa di Faro, sulla costa del delta del Nilo - la stessa isola del faro di Alessandria.
A parlare di Proteo in questo passaggio è Menelao, che racconta a Telemaco di essersi trovato a Faro nel viaggio di ritorno dalla Guerra di Troia; lì la sua nave incontra una tremenda bisaccia, e lui e la sua ciurma si ritrovano a vagare per l’isola disperati, convinti di aver offeso un qualche dio che si sta vendicando di loro in questo modo. Una delle figlie di Proteo, Idotea5, ha pietà di Menelao e gli rivela il modo di incontrare e catturare il padre per ottenere da lui una risposta su come cavarsi da quella situazione.
Menelao allora attende che Proteo emerga dal mare per riposarsi con il suo branco di foche e si getta su di lui per contenerlo: il trucco è non lasciarlo mai andare, nonostante il dio si tramuti in mille animali diversi, per spaventare ma anche per sfuggire: un leone, un serpente, un leopardo, un maiale, anche un albero.
Un altro passaggio in cui si parla di Proteo in questi termini sono le Georgiche di Virgilio: la storia che racconta è estremamente simile, facendo pensare a un semplice ricalco. Aristeo, figlio di Apollo, ha delle api che muoiono improvvisamente. La madre Cirene gli dice di chiedere consiglio a Proteo, e anche che deve prima di tutto catturarlo. Aristeo ripete sostanzialmente la scenetta di Menelao: aspetta che Proteo si addormenti, lo cattura e vede le sue spaventose trasformazioni, per poi ricevere la sua risposta.
Fin qui sembra tutto abbastanza chiaro. Divinità marina, ctonia, fa gli oracoli, è mutaforma etc etc. Poi ho trovato la storia di Proteo d’Egitto, ed è qui che mi sono incagliata.
Secondo due diverse fonti, Erodoto (storico) ed Euripide (drammaturgo), a Faro era esistito un Re Proteo d’Egitto; entrambi raccontano un ruolo giocato da questo “re d’Egitto” nella storia di Elena di Troia. Per Erodoto, Proteo fu re d’Egitto tra Ferone e Ramesse III, e, quando Paride rapì Elena per portarla a Troia, nel viaggio da Sparta alla sua città i venti lo deviarono verso Faro, dove Proteo giudicò le sue azioni terribili e, pur desistendo dal giustiziarlo in terra straniera, prese con sé Elena e i tesori che Paride aveva sottratto a Menelao, con l’intento di restituire tutto, bandendo poi il principe troiano dall’Egitto. Erodoto poi procede a dire che sicuramente Omero era al corrente della vera versione dei fatti ma la sua era più bella e quindi ha raccontato quella.
Euripide invece, nella tragedia Elena, fa succedere una cosa simile: anche qui Elena si trova a Faro come protetta di Proteo, ma perché Hera ha ordinato ad Hermes di portarcela e metterla al sicuro, consegnando a Menelao un fantoccio di Elena in modo che non si insospettisse. In questa versione, Proteo è un mortale, ma è sposato a una ninfa del mare con cui ha avuto una figlia, Teonoe6.
Non sappiamo se viene prima uno o l’altro; sicuramente nella XX dinastia dei re d’Egitto non c’è stato un Proteo prima di Ramesse III, ma possiamo davvero dire che questo re Proteo d’Egitto, attestato nelle Storie di Erodoto, non sia mai esistito? Che non ci sia stato, a un certo punto, un re di Faro la cui esistenza è stata assurta al rango di divinità? Oppure questo re Proteo è un tentativo di “laicizzare” un dio non appartenente al pantheon classico? Lo stesso dio Proteo raccontato nell’Odissea viene chiamato, in modi vari, “Proteo d’Egitto”, facendoci pensare a una sovrapposizione.
Ora, perché vi racconto tutto questo marasma di informazioni? Perché il nome di questa divinità, Proteo, potrebbe venire da due etimologie diverse a seconda di quale Proteo scegliamo.
Se accettiamo che Proteo sia semplicemente un’antica divinità greca, il suo nome viene quasi certamente da prōtos (πρῶτος), ovvero “il primo”: potrebbe essere un riferimento al suo essere il primogenito di Poseidone, venuto quindi prima del suo figlio più famoso, Tritone (e non Percy Jackson 👉🏻👉🏻).
Se invece pensiamo che l’origine di Proteo sia Egizia, il suo nome potrebbe venire da uno dei titoli del faraone, ovvero pɑ-rwt, che significa “alti cancelli”/“sublimi cancelli”.7
Invece la storia di Fenice figlia di Fenice re della Fenicia non ho proprio capito cosa c’entri.
magari ve lo racconto nella prossima burrasca
“Ma come? Ma ci hai appena detto che è una divinità preolimpica? Come fa a essere figlio di Poseidone?” Ebbene, se aveste visto tutti Percy Jackson (che dice un sacco di cose terrificanti, ma su questo punto ha ragione) sapreste che prima dell’Olimpo, il cielo (Urano) e la terra (Gaia) ebbero come figli i Titani; tra questi, Crono, che fu padre di una serie di figli, tra cui Zeus, Hera, Ade e Poseidone. Sono questi che, dopo averlo ucciso, danno vita all’Olimpo. Per cui se Poseidone prima di ammazzare il padre ha avuto tempo di fare un figlio e chiamarlo “Primo”, questo rende Proteo una divinità preolimpica.
che al mercato mio padre comprò
In realtà hàlios gèron non è la traduzione letterale di “vecchio uomo del mare” ma è il nome/epiteto della personificazione mitica greca arcaica di una divinità marina. Per dire, il nostro Pindemonte - la versione in italiano che tendenzialmente studiamo a scuola - lo traduce come il “marino vecchion”.
Letteralmente “immagine della dea”.
Letteralmente “conoscenza divina”
Qui in geroglifici: