TW: cose un po’ schifose; cannibalismo
La parola di oggi è un po’ inquietante.
O meglio, di per sé l’uso che ne facciamo non è tanto inquietante; è una parola che usiamo specificamente per riferirci a una caratteristica comportamentale di alcuni animali.
A essere inquietante è l’esempio che ho scelto io.
La parola di oggi è saprofago.
Facciamo un gioco? Vi dò un elenco di animali, vi dico se sono saprofagi o meno, e cercate di indovinare cosa significhi questa parola.
Iene: ✔️
Zebre: ❌
Leoni: ❌
Avvoltoi: ✔️
Fringuelli:❌
Scarabei: ✔️
Grifoni: ✔️
Zanzare: ❌
Vermi: ✔️
Ci avete pensato? La risposta è sotto l’illustrazione.
Letteralmente saprofagia indica il nutrirsi di cadaveri in stato avanzato di decomposizione. Un animale saprofago può avere una dieta esclusivamente saprofaga o consumare cadaveri decomposti solo occasionalmente.
Non tutti gli animali carnivori sono saprofagi: se consumano la carcassa dell’altro animale appena dopo o poco dopo averlo ucciso sono semplicemente carnivori, se consumano le carcasse di animali morti di morte naturale o rubati ad altri predatori vengono invece detti necrofagi. Un animale saprofago, invece, consuma prevalentemente o esclusivamente carcasse decomposte.
Non sono quindi saprofagi i leoni, che rubano le prede già catturate e uccise di altri predatori, ma lo sono gli avvoltoi, che attendono la decomposizione della carcassa prima di iniziare a consumarla.
La parola saprofago viene dalla radice del verbo greco phagein (φαγεῖν), mangiare, e dall’aggettivo saprós (σαπρός), ovvero “marcio”.
Potremmo anche chiudere qui l’etimologia della parola saprofago, ma dato che, come vi ho detto, ho comprato un dizionario di radici indoeuropee e devo giustificarmi l’acquisto, vi sorbite anche questa parte.
Saprós appartiene a una famiglia di parole derivate dalla radice comune gweiə-1 che dà origine a delle cose molto interessanti. La radice si riferisce alla sfera semantica del vivere e della vita. Da questo suono, che non so assolutamente pronunciare, derivano tutti e tre i “suoni” che poi passano a indicare il concetto di “vita” nelle varie lingue indoeuropee2:
Vivere, vita, vivace, vitale, vivanda, conviviale
Zoe, zodiaco, zootecnico, zoo
Bio, biologico, microbiota, anfibio e —> Saprós (per cui serve un esercizio di immaginazione, ma non è poi così impossibile)
La radice della parola vita dà quindi origine anche alla sua fine, la decomposizione, come un cerchio che si chiude.
L’esempio inquietante di saprofagia che vi avevo preannunciato non c’entra niente, purtroppo, con il regno animale, ma è un aneddoto terrificante che purtroppo ho letto da qualche parte anni fa e mi tormenta da allora, quindi ve lo rifilo.
Nel corso della storia dell’umanità il cannibalismo è stato praticato più e più volte, giustificato con motivazioni spirituali, rituali, di sopravvivenza et cetera; tuttavia uno degli esempi più interessanti di giustificazione del cannibalismo è il cannibalismo medico, pratica per la quale si utilizzano parti del corpo umano preparate in polveri, tinture, oli e unguenti, per curare vari sintomi.
Uno degli esempi più interessanti di questa saprofagia medica è anche la ragione per cui le mummie dell’antico Egitto sono così rare al giorno d’oggi. Perché, sapete…non lo sono sempre state.
Dal XII secolo fino a un picco di popolarità del cannibalismo medico nel XVI, l’Europa ha trafugato quante più mummie egizie potesse per farne vari usi; potremmo pensare che le volessimo esporre in una teca in un museo, o studiare la composizione chimica dell’imbalsamazione, o gli usi funebri, e invece ci abbiamo fatto un sacco di altre cose, tra cui:
Esporle, sì, ma alle feste in casa, come un soprammobile o una pignatta di dubbio gusto.
Pestarle e ricavarne un pigmento per dipingere chiamato “marrone mummia”, molto in voga fino al XIX secolo
Usarle per alimentare locomotive (sic.)
Mangiarle
Già. Ce le siamo mangiate. Convinti che il teschio di mummia pestato potesse essere un rimedio contro il mal di testa, o che tinture di mummia e aceto curassero le emorragie (non lo fanno, se ve lo state chiedendo). Il cannibalismo medico, soprattutto quello derivato da mummie egizie, inizialmente fu una moda riservata ai più ricchi ma, col passare dei secoli divenne sempre più accessibile e diffusa (l’ho già detto che non abbiamo più mummie per questo motivo?), perciò se avete origini europee, sappiate che i vostri antenati a un certo punto quasi certamente si sono mangiati un cadavere.
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Che in realtà si scrive con la w sotto forma di apice, così:
E non ho idea da dove si inizi a pronunciare questa cosa.
A questa grande famiglia appartengono anche parole come vipera, whiskey, azoto e quicksilver. Ma se vi spiegassi tutto in una burrasca sola mi brucerei il piano editoriale.
Bellissima! E bellissima l'illustrazione che alla prima occhiata sembra una jack potato e lo trovo perfetto