Ciao pirata,
bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi; con questa puntata le nuove leve scopriranno che non sempre navighiamo le acque delle parole davvero difficili ma che, ogni tanto1, ci occupiamo delle etimologie sorprendenti delle parole di tutti i giorni.
Scopriranno anche che ho la pessima abitudine di accorpare più parole in un’unica puntata, perché mi piace bruciarmi il piano editoriale.
Oggi parliamo di spezie, per la precisione di due spezie che sembrano simili, in realtà sono molto diverse, e tuttavia hanno una radice etimologica comune - o, perlomeno, molto intrecciata.
In Italia abbiamo una familiarità storica con lo zafferano; questa spezia, che si ricava dagli stigmi di un fiore, ha delle origini incerte ma in ogni caso molto vicine: le ipotesi vanno dalla Grecia, all’Asia occidentale, all’Italia centro meridionale, al Kurdistan. Nel periodo medioevale, lo zafferano era l’unica spezia in commercio nel mondo occidentale a essere coltivata nello stesso mondo occidentale.
La curcuma invece non è altrettanto diffusa nella nostra cultura: tendiamo a vederla come una spezia straniera, magari come una moda culinaria che si è diffusa nel nostro paese solo di recente e non abbiamo dei piatti tradizionali che la contengono. La curcuma si ricava infatti da una radice che ha origine e diffusione nell’Asia sud-orientale ed è presente soprattutto nella cucina indiana, thailandese e in alcune zone dell’Asia occidentale.
Ora, le due parole hanno due origini diverse: il termine “zafferano” infatti viene dall’arabo zaʿfarān (زَعْفَرَان), mentre “curcuma" viene dall’arabo kurkum (كُرْكُم). Entrambe le parole giungono all’italiano tramite l’arabo a causa dei rapporti commerciali e delle tratte che queste due spezie hanno fatto verso l’Europa.
Si tratta anche di due piante fondamentalmente diverse: non solo di una si utilizzano gli stigmi e dell’altra le radici, ma il fiore di zafferano, il Crocus sativus, appartiene alla famiglia delle iridacee, mentre la pianta della curcuma, la Curcuma longa, appartiene alla famiglia delle zingiberacee. Per farla breve, non si assomigliano neanche poi tanto.
Quindi, perché vi sto dicendo che sono imparentate?
Concentriamoci per un secondo su zaʿfarān (زَعْفَرَان); questo termine arabo è probabilmente derivato dal persiano e se si cercano informazioni sulle sue origini ci si imbatte in un gruppo di termini che in maniera piuttosto generica riguardano le erbe e le radici adatte alla cottura. Dall’arabo zaʿfarān (زَعْفَرَان), che designa propriamente lo zafferano, si ramificano i termini per lo zafferano in tantissime lingue, più o meno imparentate, a dimostrazione che l’origine di questa parola è da collocare nel commercio: se maltesi (żagħfran), islandesi (saffran), ungheresi (sáfrány), la Comunità dell'Africa orientale (zafarani)2, usano tutti la stessa parola, significa che l’origine è recente e condivisa.
Abbiamo quindi isolato il termine “zafferano”: mettiamolo pure da parte. La parola in italiano infatti non ha una vera parentela con la curcuma, ma dobbiamo andare più a fondo.
Prima vi ho raccontato che una delle possibili origini dello zafferano è la Grecia e che il nome ufficiale della pianta in latino è Crocus sativus. Ora, nella mitologia greca esistono parecchi miti che raccontano la nascita di fiori e piante come la metamorfosi di giovani, ninfe, eroi e semidei tramutati solitamente per salvarli dalla morte o per punire il loro rifiuto di una divinità: è il caso di Giacinto, Narciso, Adone, Dafne, e anche del colpevole della settimana, Croco.
Poco si sa di questo mito: Croco era un giovane innamorato della ninfa Smilace, un amore corrisposto ma sgradito agli dei; impossibilitato ad amarla, si suicida, e gli dei, per pietà o per punizione - la cosa è poco chiara - decidono di tramutare entrambi in una pianta. Smilace diventa la salsapariglia3, Croco diventa…un croco, per la precisione il Crocus sativus dello zafferano.
Ancora oggi lo “zafferano”, nel senso della spezia, in greco moderno si dice proprio krókos (κρόκος), senza soluzione di continuità tra la pianta e la spezia.
Quindi, il termine greco per indicare lo zafferano non è imparentato con l’arabo zaʿfarān (زَعْفَرَان); questo ci racconta di come sia possibile che i greci avessero una familiarità con la pianta e i suoi usi alimentari e tintori prima della commercializzazione da parte di mercanti di lingua araba.
Ma…da dove proviene il termine krókos (κρόκος)?
Se siete stati attenti, probabilmente lo sapete già.
Krókos (κρόκος) è un prestito linguistico dal mondo delle lingue semitiche. Significa che non possiamo far risalire krókos (κρόκος) a una radice indoeuropea ma osserviamo la sua parentela con parole di un’altra famiglia linguistica da cui probabilmente deriva.
In greco, krókos (κρόκος), “zafferano”, viene preso in prestito dall’arabo kurkum (كُرْكُم)4, “curcuma”. In maniera ancora più interessante, in greco la parola per indicare la curcuma è…kourkoumás (κουρκουμάς), un termine che deriva decisamente dalla stessa radice.
Questo perché in greco krókos (κρόκος) e kourkoumás (κουρκουμάς) sono doppioni linguistici, ovvero parole che hanno la stessa radice etimologica ma che, a causa della loro storia ed evoluzione nel linguaggio moderno, possono avere significati diversi; in questo caso è probabile che i greci abbiano incontrato kurkum (كُرْكُم) in antichità e abbiano attribuito questa radice etimologica a una spezia presente sul loro territorio che per colore e proprietà tintorie somigliava alla curcuma di cui parlavano gli arabi; e che molto più avanti nel tempo siano venuti a contatto con la commercializzazione stessa della curcuma e abbiano preso la stessa radice etimologica per raccontare, stavolta, il prodotto giusto.
Si pensa che l’origine primigenia di questa “confusione” sia il sanscrito kuṅkuma (कुङ्कुम); con questo termine infatti si designava sia lo zafferano che una polvere rosso/gialla chiamata kumkum che le donne di religione induista hanno nei secoli preparato e utilizzato per realizzare segni rituali e ornamentali sul corpo. Questa polvere si poteva preparare sia con lo zafferano che con la curcuma: l’importante era il potere tintorio rosso/giallo della spezia, non tanto la sua origine botanica.
Insomma, in italiano zafferano e curcuma non sono imparentati, ma in greco sì, e in ogni caso l’origine è sempre araba. Però, parliamo così spesso delle parentele tra greco antico, arabo e italiano che non mi sembra siamo andati fuori tema.
spesso.
Sono tutte lingue che appartengono o a famiglie o a macrofamiglie diverse.
il cui nome latino è Smilax aspera, ed è l’alimento preferito dei puffi e dei pugliesi. O perlomeno, si mangia molto in Puglia; non pretendo di sapere cosa preferiscano sulla tavola tutti i pugliesi.
Anche dall’ebraico karkom (כרכום).
affascinante è qui un eufemismo! Grazie!