Ciao pirata,
Non è la prima volta che scrivo una burrasca all'ultimo secondo, ma credo sia la prima volta che la scrivo dal telefono perché ho perso completamente la cognizione del tempo.
La mia pessima organizzazione ispira quindi la burrasca di oggi che parla di un'abitudine che hanno parecchie persone, me compresa. Ispira anche la sua lunghezza, poiché da telefono credo di poter produrre una burraschetta proprio piccolina, diciamo al massimo una pioggerellina autunnale.
Procrastinare viene dal latino: la preposizione pro, che qui significa “per”, e l'aggettivo crastĭnus, la cui traduzione in italiano non esiste ma significherebbe “che pertiene al domani” “domaneggiante”, poiché viene dal termine cras, domani.
Procrastinare significa quindi “per il domani”. Non c'è un verbo presente in questa costruzione della parola, quindi non è facile stabilire la sfumatura da dargli, ovvero se abbia più un senso di “stabilire che si farà domani”, o “rimandare a domani” o “programmare più avanti”. Semplicemente si farà domani.
L'aggettivo latino crastĭnus ci dice anche quale accento dobbiamo dare a questo verbo: se infatti all'infinito è abbastanza chiaro si dica procrastinàre, in forma flessa a volte è più difficile; è procràstino o procrastìno?
In latino crastĭnus presenta quel cappellino rovesciato sulla i che ci indica che la vocale è breve e non lunga. Per le regole degli accenti, l'accento tonico cade sulla terzultima sillaba se la penultima è breve, in questo caso quindi è cràstĭnus, e in italiano diventa procràstino.
Ed ecco qui: una piccola burraschina telefonica perché ho procrastinato e non ho realizzato che stesse arrivando martedì. Ci vediamo settimana prossima con una burrasca come si deve.
Ho da fare un commento arguto e profondo sull'argomento. Ma lo scriverò domani, adesso non ho voglia