Nonostante il titolo sembrerebbe annunciare una parola difficile, la parola di questa burrasca non è per niente difficile. Tuttavia, il pretesto per scrivere una burrasca su questa parola è estremamente affascinante, almeno per me, quindi la scrivo lo stesso, dato che nessuno vi obbliga davvero a leggermi.
Due notti fa, in un momento di dormiveglia in cui non avevo ancora spento la luce, ho sognato per cinque minuti una cosa buffa: il momento in cui l’essere umano ha “inventato” la coperta per il letto.
Nel mio sogno, nessuno aveva una coperta singola per letto, ma esistevano lunghi e lunghi drappi di un unica, enorme coperta, che si dipanava casa per casa, in ogni paese; la coperta entrava nella tua finestra, ti copriva, e usciva da un’altra finestra per entrare in casa di qualcun altro che ne avesse bisogno.
La cosa sembrava poco pratica, soprattutto perché dormire con le finestre aperte vanificava particolarmente l’utilità di avere una coperta. Quindi qualcuno decise di tagliare questo lungo pezzo di stoffa in tanti piccoli pezzi, per ricavarne una coperta per ognuno.
Così nacque la coperta per il letto.
Ancora più interessante del mio sogno, è l’etimologia della parola “coperta”; come potete ben immaginare, “coperta” non è altro che il participio femminile di “coprire” - quindi parrebbe un’etimologia poco divertente, - ma a sua volta la parola “coprire” viene da due parole latine: la preposizione cum, e il verbo operire.
Cum - con, nel senso di mezzo e strumento (scrivere con la penna, pulire con il panno)
Operire - è il contrario di aperire; se aperire è passato all’italiano nella versione solo un po’ più contratta di “aprire”, operire* non si sa bene perché** ce lo siamo dimenticato e abbiamo deciso di tradurlo come “chiudere”.
Quindi “coprire” significa letteralmente “chiudere con qualcosa”, e la coperta diventa il qualcosa con cui si chiude qualcos’altro - in questo caso il letto. Mi piace questa sfumatura perché dà l’idea di un posto caldo, intimo, un letto che è una bolla da aprire e chiudere ai sogni la sera e alla giornata la mattina.
*A sua volta la parola operire è formata da ben altre due parole (oggi sono in vena di regali), ossia oh, che indica il concetto di “davanti” e la radice “ar”, che indica il concetto di “adattare” e “connettere” (per esempio è la stessa radice della parola arte); questa idea di “connettere davanti” che nella parola operire si trasforma nell’idea di “chiudere” si spiega bene con un’immagine di una cerniera che si chiude: connettendo i due lembi della cerniera, si chiude alla vista quello che c’è dietro, si mette un ostacolo davanti alla cosa che si vuole chiudere.
**o meglio, io non so perché. Magari qualcun altro lo sa.
Sempre bella!